A Palazzo Lanfranchi un’eccezionale testimonianza degli splendori del Barocco napoletano.
di Nicola Taddonio
Una grande tela è apparsa tra quelle della Collezione D’Errico nelle sale del Museo Nazionale di Matera. Si tratta di una nuova acquisizione, una “Natura morta con verdure e ortaggi”, opera (firmata) di Francesco Della Questa (Napoli?, 1639-1723). La sua posizione accanto alla nota, splendida natura morta con fiori e frutti di Abraham Brueghel non è casuale, e fa subito risaltare l’impressionante similitudine tra le due opere.
La tela di Abraham Brueghel (Anversa 1631-Napoli 1697) è tra i fiori all’occhiello della Collezione D’Errico. Del resto, il pittore era noto proprio per la straordinaria qualità delle sue nature morte, arte appresa presso la bottega del padre, Jan Brueghel il Giovane, e affinata a Roma (dove frequentò l’Accademia di San Luca) e infine a Napoli. Proprio qui raggiunse l’apice della sua carriera, collaborando con i migliori esponenti della pittura barocca quali Carlo Maratta e Luca Giordano. E fu proprio quest’ultimo, il maggiore di tutti, a coinvolgerlo nell’impresa che diede vita ai due dipinti materani.
In occasione della grande festa per il Corpus Domini del 1684 a Napoli, il vicerè Gaspar de Haro y Guzmàn, marchese del Carpio, affidò infatti proprio al Giordano il compito di realizzare uno dei progetti più ambiziosi e sfarzosi della pur incredibile e munifica stagione di arte e bizzarrie barocche che caratterizzò il suo viceregno. Nella cappella di Palazzo Reale fu allestita una composizione in cui quattordici grandi tele richiamavano il tema dell’abbondanza spirituale della grazia divina, metafora dell’eucarestia, incarnata nella ricchezza dei frutti della terra, del mare e del cielo: frutta, ortaggi, cacciagione, pesci, fiori.
Sotto la regia del Giordano, coadiuvato dal suo allievo Paolo De Matteis, vi lavorarono altri quattro maestri, ognuno dei quali si sarebbe dovuto concentrare sugli elementi nei quali eccelleva: Brueghel nei fiori, Francesco della Questa nella verdura e negli ortaggi (gli altri erano Giovan Battista Ruoppolo, specialista della frutta, e Giuseppe Recco, abilissimo nel dipingere i pesci).
Nel confronto tra le due tele di Palazzo Lanfranchi, appare evidente l’elemento di sfida tra i due artisti, che seguono lo stesso canovaccio (i vasi con i fiori, inclusi quelli dove appaiono le firme, il frammento di rilievo antico con scena bacchica, il paesaggio crepuscolare), con l’eccezione del cane e dell’uccello in volo presenti solo nella tela del maestro fiammingo.
Sebbene l’opera di Brueghel risulti decisamente più d’impatto per la potenza dei colori (il soggetto, del resto, lo ha aiutato molto in tal senso) e l’equilibrio complessivo, quella del Della Questa resta uno splendido dipinto. Occorre attendere il restauro della seconda (ancora priva di cornice) per una giusta e più completa valutazione.
Nella Napoli di fine Seicento, metropoli seconda forse solo a Parigi per dimensioni, popolosità e concentrazione di artisti nell’intero coevo panorama europeo, queste manifestazioni artistiche erano tanto magnifiche quanto effimere e spesso non sopravvivevano al momento per cui erano state realizzate e concepite: è da questi eventi straordinari che, probabilmente, noi materani abbiamo appreso e mai abbandonato l’uso dello “strazzo” del Carro della Bruna. Alla luce di ciò, assume particolare importanza la testimonianza offerta dalle due opere, ora finalmente unite nella stessa sede.
Un grande plauso, dunque, allo staff del Museo Nazionale di Matera e alla Direzione Regionale Musei della Basilicata che a lungo si sono adoperati per questa eccellente operazione.
Un grande ringraziamento al prof. Mauro Vincenzo Fontana per il preziosissimo aiuto.
Per approfondire:
E. Acanfora, M. Ragozzino, Camillo D’Errico. Le passioni di un collezionista, Roma 2015
AA.VV., Capolavori in festa: effimero barocco a Largo di Palazzo, 1683-1759, Napoli 1997